Viola Di Massimo vive e lavora a Roma.  [Leggi il C.V.]

Il suo processo artistico evidenzia la messinscena dell’esistenza mediante elementi onirici, simboli e la scoperta di territori ignoti. Superando tende rosse ci si addentra nella teatralità del vivere. Il visibile si trasforma, la caratterizzazione anche metafisica non allontana ma approfondisce aspetti della realtà.
“Siamo su quel sottile margine dove il delicato e l’impalpabile, la dignità e il femminile incontrano il quotidiano e tutti i suoi orrori”.
Il Tempo è un elemento fondamentale, a volte immobile e altre sfuggente, scandisce i momenti di lotta e di tregua della vita.
I colori puri e intensi, un irrinunciabile segno vivo e profondo, superfici di recupero o elementi che rimandano a un passato rurale genuino, caratterizzano il suo linguaggio che ha nel rigore della poetica il legante delle sue opere.
Viola inizia il suo studio con un segno scuro e netto; il disegno, la matita su carta è, secondo l’artista, origine ed essenza di tutta l’opera.
Prosegue la sua ricerca attraverso l’olio su vari materiali, scopre la pietra non come semplice supporto, ma come contenitore di memoria in cui passato e presente si uniscono in un eterno futuro.
Le opere in creta sono il medium perfetto per le esigenze espressive che l’artista intende trasmettere: la trasformazione che avviene nel mutare l’espressione nell’esasperazione del volto ad ogni gesto, ad ogni pressione delle dita, forma già l’eterno lamento che, asciugandosi, rimarrà sigillato nell’istante presente risuonando sottilmente in un urlo silenzioso.
Ma non basta. La comunicazione ha bisogno anche di altri mezzi e l’artista li trova nelle espressioni video e audio tramite monologhi teatrali, audio-opere e brevi video come “Ad ogni passo un Minotauro”, dove racconta la sua installazione di 515 pietre che costituiscono un labirinto, o come in “Intervallo – il cuore nella terra”, realizzato dopo il terremoto nelle Marche.
La sua indagine artistica ha inizio nel 1986 con lo studio del nudo femminile che diviene ossessione prima nelle forme, poi nel dramma e nel fascino del tempo che passa, e ancora nell’essenza e nella trasformazione. Propone una figura diversa, singolare e imperfetta per evidenziare il concetto di uguaglianza proprio nella diversità della forma e dell’entità.
Termina l’Accademia di Belle Arti di Roma nel 1993, ma già dal 1988 partecipa a numerose collettive e personali. Nel 2007 crea il movimento artistico “Propaganda per la Civilizzazione delle Masse” come verso alla Pubblicità Progresso con l’intento di produrre e promuovere autonomamente spot e campagne artistiche rivolte al sociale come i video “Favola per un Silenzio d’Aprile” e “La piccola Sposa Bianca”, il manifesto “Basta”, le opere “The Monster in The Box” e “Complice della Materia – Monumento alla ferita del Bianco”.
Dal 2011 apre il suo studio al pubblico agli eventi con mostre, conferenze, seminari proponendo nuovi spunti di osservazione per la prospettiva di una visione più ampia del “tutto”. Le luci, i pigmenti rossi, le matite su carta, i video, le sculture, le tele e i soffitti inclinati fanno sì che lo studio stesso sia opera-installazione e l’osservatore divenga inconsapevolmente protagonista dell’opera.
Penso il creare sia un atto di pura alchimia, l’autore si fonde con l’opera che nasce dalla fusione fra: l’intensità delle cromie, la forza delle forme e la potenza del segno. Per quanto un’opera possa avere un termine non smetterà mai di assumere nuovi significati, di essere osservata ma anche di osservare. Di avere addosso occhi ed essenza di infiniti spettatori che ad ogni pensiero la trasformeranno e attraverso di lei, ne saranno trasformati. In un moto che non avrà mai fine.