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Viola e Aetere’s

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Da un po’ di tempo mi sono avvicinata per alcune argomentazioni con Aetere’s, un’azienda che si occupa di Energia negli spazi.

Con uno dei fondatori, Andrea Amato, dal 2014 abbiamo creato un progetto, in origine chiamato progetto viola, in cui si è approfondito il concetto su come un’opera d’arte possa avere un impatto sull’ambiente. Successivamente abbiamo proposto questo studio presentando un nuovo modo di analizzare e osservare un’opera d’arte tramite conferenze, corsi e seminari, (per chi volesse può leggere qualcosa in più nella sezione arte del loro sito).

La proposta è stata ben accettata e ben voluta da vari settori come in architettura, e qui propongo di vedere il sito di Negriniinteriors in cui, nella sezione AE, l’architetto Stefania Negrini ha fatto proprio l’argomento comprendendo profondamente quanto un’opera d’arte sia fondamentale in uno spazio architettonico.

Presto proporremo altre conferenze a riguardo e approfondiremo questo argomento in un’altro articolo di Blogart.
Nel frattempo vi riporto una piccola intervista richiesta da uno dei soci del team Aetere’s, Roberto Zucchelli, per la sua pagina di facebook intitolata Spazio Raro.
(Nell’articolo di Blogart n.5 riguardo il 25 novembre troverete un approfondimento).

Ho espressamente commissionato all’amica e artista Viola di Massimo di tracciare per me e per noi parole che potessero segnare i contorni della sua Vita d’artista e delle sue creazioni.
Quello che ci ha donato è un affresco di rara bellezza che andrà ad abbellire questo Spazio. Con ammirazione e gratitudine vi consegno le sue parole, buona lettura. Roberto Zucchelli.

Penso che il creare sia un atto di pura alchimia, l’autore si fonde con l’opera che nasce dalla fusione fra l’intensità delle cromie, la forza delle forme e la potenza del segno.E la cosa “peggiore” è che tutto ciò non avrà mai fine: per quanto un’opera possa avere un termine, non smetterà mai di assumere nuovi significati, di essere osservata, di avere addosso occhi ed essenza di infiniti spettatori che ad ogni pensiero la trasformeranno ancora e ancora in un moto che non avrà mai fine.”

Caro Roberto, mi hai chiesto delle righe su di me, su perché ho scelto l’arte. Non è facile risponderti perché la mia vita è così ormai da molto tempo e non ricordo di essere stata altro oltre che un artista, se devo definirmi. Ho deciso di esserlo quando avevo 7 anni e poi 13, ma lo ero anche molto prima, come tutti.

Inizio lo studio del nudo femminile e me ne innamoro nonostante fossi un tempo affascinata dal volto. Il corpo diviene per me ossessione, prima nelle forme, poi nelle linee, ancora nel dramma e il fascino del tempo che passa, e poi nell’essenza, nella trasformazione.

Un corpo non mente, un volto può farlo.

Inizio a studiare il corpo femminile proponendo una “figura” diversa: dico diversa perché nel 1986, quando ho iniziato la mia ricerca artistica, ho vissuto il bombardamento della donna perfetta proposta dal periodo storico in cui vivevamo (e viviamo tuttora), che ha generato eserciti di anoressiche, bulimiche e di persone a disagio.
Iniziai (in principio con poca consapevolezza), a proporre una figura “diversa” e unica che poi mi sono resa conto negli anni essere davvero la mia grande battaglia per far sì che ognuno di noi, partendo da me, potesse apprezzare la propria diversità e la propria unicità come ricchezza, come “scoperta” di un patrimonio che ci rende tutti uguali, tutti preziosi, tutti unici.
E per parlare il tuo linguaggio: c’è qualcosa di “sottile” in questo intento, perché se tutti facessimo qualcosa per somigliare più a noi stessi che agli altri, sia nel corpo che nella mente, potremmo creare una nuova “memoria” collettiva e avremmo certamente un mondo nuovo.
E poi questa figura, fuori femminea ma dentro di ogni sesso, si è trovata un mondo di materiacolore, segno e pavimenti a scacchi in cui vivere (che tu chiameresti giustamente Spazio Sacro ), ma questa è storia lunga…

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