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Un’opera d’arte, passa di moda?

Partendo dal credo che "se si nota qualcosa di stonato, vuol dire che tutto il resto della sinfonia è sublime"

blog art, artefiera bologna

parlerò della bella visita ad arte fiera di Bologna e dintorni, e alle uniche due stonature che però, hanno dato modo di riflettere, donando di certo altro “colore”.

Vi è capitato di camminare per strada ed ascoltare i vari discorsi delle persone? da qualche tempo a questa parte ho avuto modo di notare che, se avessi unito tutte le mezze frasi ascoltate nel tempo di una camminata, avrei costruito uno di quei racconti con finale tristissimo fatto di malattie, febbri senza scampo, morti e dolori di vario genere finiti in tragedie.

Ma a Bologna no! alla fiera d’arte ho potuto ascoltare tutt’altro  (soprattutto vedere), quindi direi che ci sia un buon punto di rinascita attraverso l’arte, ogni tipo d’arte in questo caso.
Una delle frasi di spicco in Arte Fiera che mi ha suscitato ilarità, ma anche una certa lontananza dal “pensiero” e dall’ideatore di questo concetto espresso da un esponente di una delle gallerie presentate alla fiera è: “Se passano di moda te li dai sui denti”, riferendosi ovviamente alle opere d’arte.

Quindi la mia domanda è: Ma un’opera d’arte, passa di moda?

Al MAMbo erano esposte le opere di Giorgio Morandi con il suo meraviglioso torchio a stella e le incisioni (personalmente molto più gradite dei suoi statici dipinti), a San Petronio troneggiava meravigliosamente la Cappella dei Magi da cui non riuscivo a staccare lo sguardo, a piazza Santo Stefano le sette chiese sono ancora lì a ricordarci della loro maestosità. La torre degli Asinelli è lì e… insomma, uno sguardo glielo dai, anche per assicurarti che non stia cadendo proprio dove sei tu. Ma forse è anche lì proprio a dirci che in effetti non crede molto nella moda. E Nettuno con le sue sirene Bicaudate era bello e fiero nella sua piazza, nudo perché come disse un visitatore dello studio tempo fa, il nudo supera ogni epoca e non passerà mai di moda.

Per una che asserisce che un’opera si rinnova a seconda di chi la guardi, direi di no: non passa di moda. È sempre altro, ed ogni qualvolta che una creata da me viene osservata da un nuovo visitatore, ho la fortuna di poterla vedere diversa e rinnovata attraverso i suoi occhi.

Di un’opera ci si innamora, difficile staccarsene.

Sono quelle “cose non-cose” che rimangono dentro. Delle vere entità che sanno chi siamo, che sono abbastanza discrete da rimanerci accanto pur conoscendo le nostre fragilità. Rimangono lì dove le abbiamo messe e si allargano nello spazio respirando di noi e dei nostri respiri. Sono di famiglia, o meglio la famiglia. Quindi: davvero può passare di moda?

Nel mentre delle mie elucubrazioni riguardo varie mode di cui non so nulla in generale, ho un secondo sussulto: ecco altri esponenti di una galleria poggiati pesantemente su un elegante piedistallo di plexiglas. Uno di loro faceva girare un po’ stancamente e vorticosamente una “palla” d’oro esposta sul piedistallo. Più precisamente, un’opera d’arte di Pomodoro. Accanto questa performance, ecco intimidite le meravigliose opere di Mitoraj, probabilmente ansiose di essere vendute presto e vivere finalmente in luogo migliore…

 Ma quella mano, io quella mano la ricordo! Ma sì! Era poggiata altrettanto sgraziatamente su una scultura di Mitoraj anni fa alla fiera di Miart! È lei non c’è dubbio, una delle rare mani che non sanno davvero come comportarsi con un’opera d’arte.

Ma che dire, due note stonate non fanno la sinfonia e quindi, la fiera di Bologna da Balla, Manzù, la Otto Gallery, la galleria Forni, la galleria Cinquantasei, il MAMbo, il modulo di Le Corbusier, i portici, le chiese, la cappella dei Magi e altri artisti passati e presenti che ho avuto la fortuna di vedere, mi hanno fatto di certo bene. Respirare arte, i suoi tentativi o camuffamenti, è fondamentale per continuare a distinguere, a costruirsi una propria criticità e, forse, aiuta anche a capire dove si è con la propria ricerca.

L’arte fa allargare gli occhi e sussultare un po’, e ci vuole proprio perché una vita senza sussulti non sarebbe di certo vita.

Sperando di trovare le opere di Mitoraj più felici e che a Pomodoro abbiano finito di fare girare la sua… scultura, di certo sarà bello reimmergersi in luoghi dove fluttuano raffinate idee creative passate, presenti e future, quindi, arrivederci (anche) a Bologna.

Viola DM

Incontri casuali nell’ultima foto: da destra, l’artista Claudio Orlandi, il vicepresidente della Neoartgallery Pino Bucci, Il curatore Giorgio Bertozzi, il tossicologo ambientale Andrea Amato.