Sabato 22 e domenica 23 ottobre dalle 17.00 alle 22.00 lo studio d’arte viola sarà aperto per presentare le nuove opere “The Monster in the box”. La mostra prosegue dal 24 al 29 ottobre con ROME ART WEEK dalle 17.00 alle 21.00.
L’opera The Monster in the box è composta da una serie di figure urlanti, strazianti. Irritanti.
Come un’esca, la capacità di ascolto attira il mostro. Ascolta il mostro e il mostro ti divora.
The Monster in the box è l’ultima opera dell’artista Viola di Massimo. Facce e fauci spalancate, disperanti urtanti. Milioni di parole e lamenti, senza pausa, senza tregua, senza ritegno. Il mostro è colui che rovescia addosso a chi possiede la rara autentica capacità di ascoltare il proprio io sofferente egocentrico egoistico. Un getto di lava nera corrosiva per il benefattore udente accogliente. A parte occhi e nasi, i volti dei mostri in scatola non hanno orecchie, ma sono quasi interamente gigantesche sconce bocche spalancate. Il getto di perle nere sta per colpire, violento, dirompente, devastante.
I mostri non si curano di nessuno, non tengono conto di niente, sono in perenne ricerca di chi pazientemente può ascoltarli. Una volta riconosciuto il soggetto più adatto allora lo bloccano, lo avviluppano, e per il malcapitato è finita. La logorrea fangosa circonda e soffoca lentamente e inesorabilmente la vittima.
Devono dire tutto, sezionare e rivoltare addosso il loro dolore in ogni minuzioso dettaglio. Il loro dolore è più grande, più importante, più sconvolgente del nostro. Noi non contiamo.
Se l’ascoltatore ha vissuto esperienze traumatiche a loro non interessa, basta che abbia orecchie e animo per comprendere e questo a loro basta. Non cercano altro. Il mostro è protagonista, ben illuminato, elegante, impeccabile, al centro del palco. Chi ascolta è solo il luogo in cui il mostro divertito ed eccitato si esibisce. Aspettava da tanto questo momento, un posto tutto per lui, un posto dove esplodere il suo nero importantissimo dramma. L’ascoltatore è il posto, il palco, niente di più.
Le opere della serie “The monster in the box” sono realizzate in creta.
Medium perfetto per le esigenze espressive che Viola intende trasmettere. La trasformazione che avviene nel mutare l’espressione ad ogni gesto, nell’esasperazione del volto ad ogni pressione delle dita, forma già l’eterno lamento che, asciugandosi, rimarrà incastrato nell’istante presente risuonando sottilmente in un urlo silenzioso, claustrofobico.
Anche in queste ultime creazioni troviamo le perle nere: allegorie spesso rappresentate dall’artista a simboleggiare le esperienze di vita “distillate e condensate”. Massicci piccoli nuclei di vissuto. Pesanti come l’anima. Ma in quest’opera, pesanti come il mostro che le produce.
In questo caso le perle sono disperse, svuotate, come se il mostro non avesse compreso, avuto rispetto o cura, neanche del proprio vissuto, oltre che di noi, facendo sì che l’essenza distillata si disperdesse per sempre.
L’espressione, la fisionomia dei volti è drammatica, deve esserlo ovviamente, perché il mostro si allena alla tragedia, dato che il dolore deve essere unicamente il proprio, il più immenso possibile, e deve saperlo esprimere ad ogni costo sovrastando il tutto che lo circonda, fino a modificare i propri lineamenti. Egli deve catturare l’ascoltatore, farlo suo, inguainarlo nel proprio prezioso io.
Che sia chiaro, tutti possiamo essere quel mostro, compreso chi scrive. Questo è il punto e questa è l’inquietudine.
Potrebbe però bastare un momento di lucidità e intuire che quando stiamo per trasformarci forse potremmo usare la stessa teca trasparente che l’artista ha costruito per contenere le sue creature. Così possiamo tenerlo a bada. Confinandolo in uno spazio angusto, osservarlo, ma tenerlo confinato in un angolo dentro di noi, pericolosamente affascinati.
Eccolo lì il nostro mostro. In una teca, come riguardo dello spazio mentale ed emotivo altrui perché tutti avremmo bisogno di dire, ma anche di ascoltare, così da ridimensionare in nostro mostro, e riconoscere l’importanza ed il senso dell’altro.
Uno dei the monster in the box rimarrà all’artista come monito, perché nessuno, neanche coloro che non lo sono, saranno mai immuni da questo pericolo, dal far uscire il mostro urlante che non ascolta, che ospitiamo dentro di noi.