Il 29 ottobre è avvenuto l'incontro con il curatore Giorgio Bertozzi (collezionista, appassionato d'arte e del proprio lavoro che svolge fra Italia e Istanbul), e quindici interessanti spettatori venuti ad ascoltare questo evento dal titolo: il velluto e il diamante.
Con il curatore Giorgio Bertozzi dell’associazione NeoArtGallery fondata assieme a Ferdan Yusufi, ci conosciamo più o meno dal 2004. Figura elegante, attento, misurato, munito di grande etica e professionalità. “Uno di quelli” che il proprio lavoro lo esegue con dedizione.
Qualcuno penserà che con tutti questi aggettivi in positivo starò pagando una ricca parcella! ma non è così, perché Giorgio ed io nonostante la stima reciproca, non abbiamo mai lavorato insieme.
La mia storia artistica, che ho già accennato nell’articolo di Blogart “Se non appaio, poi, scompaio?“, non mi ha portato a lavorare con galleristi e curatori, ma sono rimasta legata a Giorgio in tutti questi anni, attraverso un filo conduttore che ci ha visti crescere professionalmente come due binari di un treno, ed alimentare stima e conoscenza, chilometro dopo chilometro.
Ne il velluto e il diamante, si è raccontato delle due figure: curatore e artista, secondo le personali visioni ed oggettive esperienze lavorative di Giorgio Bertozzi e le mie. Giorgio, che mi ha lasciato grande spazio in cui ho potuto raccontare il mio lavoro, ci ha coinvolto nelle spiegazioni riguardo le tante sfaccettature del “velluto”. Una calda stoffa rappresentata magistralmente in antiche opere per impreziosire il personaggio raffigurato, ma in questo caso “concettualmente”, ad impreziosire l’artista.
Un velluto affabile Giorgio, in grado di comprendere il tipo di pietra che ha difronte per poterla far risaltare nel modo migliore. La sua capacità di coinvolgere ha fatto sì che gli ascoltatori fossero stimolati in un pensiero proprio sull’arte e le opere presenti. Svelando, nel corso dell’incontro, aspetti che forse non avevo razionalizzato: la rappresentazione del nudo che vive e supera ogni epoca come asserito da un acuto e attento osservatore.
La rappresentazione del nudo è il mostrarsi per ciò che si è, asserisco sempre. Perché mostrarsi per ciò che si è, ci rende inattaccabili. E immaginare che questo concetto abbia la possibilità di essere percepito in ogni epoca, beh, di certo emoziona.
Cosa abbia detto l’artista nella conferenza non lo so davvero, ma spero che quel pomeriggio di sabato si sia scoperto che tutti noi eravamo opere d’arte uniche, da saper osservare, sempre, oltre la superficie.
Viola DM
Per chi volesse conoscere meglio il curatore Giorgio Bertozzi e la NeoArtGallery: http://www.giorgiobertozzi.it/ http://www.neoartgallery.it/